“Cecità” di Josè Saramago

Fermo a un semaforo, un automobilista si accorge di essere diventato, improvvisamente, cieco. Una cecità molto particolare dal momento che, senza alcun sintomo, vede tutto bianco.

Un altro uomo si offre di riaccompagnarlo a casa con l’obiettivo, in realtà, di derubarlo dell’auto approfittando della sua condizione.

Ancora frastornato dall’accaduto, l’automobilista racconta alla moglie quanto gli è accaduto. I due si recano da un medico specialista dove incontrano un vecchio con una benda nera su un occhio, un ragazzino strabico accompagnato da una donna e una ragazza con degli occhiali scuri; tutti i pazienti sono misteriosamente colpiti dallo stesso tipo di improvvisa e bianca cecità per la quale il medico si accorge di non aver alcuna spiegazione.

Ben presto, nella città senza nome, la cecità comincia a diffondersi rapidamente come una terribile e angosciante epidemia. Non c’è cura; non c’è rimedio; non c’è scampo se si è stati a contatto con un altro cieco. Allo scopo di evitare il contagio, il governo del paese decide, provvisoriamente, di rinchiudere in quarantena i ciechi e, sebbene misteriosamente non contagiata, anche “la moglie del medico” si finge in questa terribile condizione pur di non lasciare solo il marito.

Nonostante il rigido isolamento, il numero di contagiati aumenta esponenzialmente di giorno in giorno e la situazione inizia a sfuggire da ogni genere di controllo, finché…

Romanzo distopico dello scrittore premio Nobel per la letteratura portoghese José Saramago, “Cecità” descrive una natura umana terribile. Svaniscono i legami di sangue, non v’è più alcun rispetto verso le leggi e l’istinto primordiale -animale- è l’unico a sopravvivere. La narrazione è cupa, pesante, angosciante, eppure si sente il bisogno di proseguire nella lettura.

La scelta di lasciare senza nome tutti i protagonisti, la scelta di non dare un nome, una causa alla malattia, la scelta di non dare un tempo, un luogo, rendono grande l’opera perché, a pensarci, è l’essenza dell’uomo stesso a rimanere, fra queste pagine, priva di ogni valore, priva di ogni sentimento… ciechi di speranza e senza ciò che rende l’uomo Uomo.

La lettura di questo romanzo mi ha turbato molto, anche per la sua incredibile attualità, dato che ci troviamo ancora in piena pandemia mondiale, a causa del virus COVID-19.

“È di questa pasta che siamo fatti, metà di indifferenza e metà di cattiveria.”

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Ex-giocatrice di calcio, appassionata di Napoli e del Napoli. Amo scrivere 🖋

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