Ti scriverò perché mi hai fatto capire che scrivere è stare in una stanza e prendere a picconate le pareti con le parole, finché intorno non c’è più nulla. Io voglio radere al suolo tutto ciò che non parla di noi in questo posto. Ti scriverò perché voglio che tu sappia che prima di te, semplicemente andavo avanti. Quando sei arrivato, mi hai fatto capire che dovevo tornare indietro, slacciarmi la cintura e premere il piede sull’acceleratore. Ti scriverò perché mi hai insegnato a vedere le parole come a dei prolungamenti di noi stessi, come a delle amiche che spiegano al mondo al posto nostro chi siamo, quando siamo e perché. Ti scriverò, anche se scrivere senza ricevere mai una risposta non è gradevole, anche se scrivere e poi nascondere tutto in un buco del pavimento è un po’ come avere delle ali sulla schiena e muoverle dentro a una gabbia.Ti scriverò anche se ogni volta che traccerò la “A” del mio nome, non vedrò più una bambina, ma una futura me stessa che mi fa male: una giovane donna che porta dentro di sé un cuore che, come in un Codice Morse, batte un segreto inconfessabile.

(Il basilico raccolto all’alba)