È fatale
che io debba vivere così, sempre in agitazione,
in un’irrequietezza indescrivibile,
assetata di desiderio,
di mille desideri l’uno più strano ed alto dell’altro, dilaniata dall’amore,
torturata dall’arte,
pazza sognatrice
che reco il cuore palpitante tra la folla impassibile,
e cerco come per fatalità,
in nuove cose
tormenti nuovi,
e vivo nel disordine,
lavoro con foga
o poltrisco in torpori lunghi
e spossanti,
languo mentre bevo avida l’aria vasta e la fulgida luce prodiga,
scialacquatrice,
temeraria,
generosa,
affettuosa,
innamorata di te,
triste,
gaia,
da un’ora all’altra,
indomabile e indomata.
D’Annunzio