Il 19 settembre del 2015, l’Associazione “Le Due sirene” nel corso di una cerimonia pubblica consegnò al quartiere di Porta Capuana l’edicola votiva dedicata a San Gennaro, restaurata in ricordo di Ilaria Iodice con i fondi messi a disposizione dalla famiglia e quelli raccolti grazie a una campagna di crowdfunding lanciata tra la cittadinanza con l’hashtag #unsognodamore.
Ilaria adorava questo monumento e ne parlava così:
“L’edicola votiva dedicata a San Gennaro è situata sul sagrato della chiesa rinascimentale di Santa Caterina a Formiello. Disegnata in forme barocche da Ferdinando Sanfelice, fu realizzata da Lorenzo e Domenico Antonio Vaccaro, in piperno e marmo. L’opera fu commissionata e finanziata dalla deputazione del Tesoro di San Gennaro come ex-voto al Santo che, secondo i suoi devoti, aveva salvato la città da diverse calamità, prima fra tutte l’eruzione del Vesuvio del 1631, durante la quale, secondo le cronache, una statua del Santo portata in processione avesse fermato la lava all’altezza del Ponte della Maddalena.
Il monumento è una sintesi perfetta del modo di fare arte napoletano. Infatti, la città è caratterizzata fin dal Medioevo da una commistione di influenze e culture di matrici diverse, principalmente francesi e spagnole, che hanno dato luogo a manufatti originali ed eterogenei, anche nel modo di essere concepiti: dall’arco di Alfonso II d’Aragona in Castel Nuovo, passando per le guglie dedicate a San Domenico, all’Immacolata ed allo stesso San Gennaro, a Napoli la scultura si fa architettura, in un’unione di forme ed elementi strutturali quasi inscindibili. Nell’edicola di Santa Caterina a Formiello ogni elemento architettonico è finemente decorato, inscrivendosi a pieno titolo anche nello stile barocco di cui è emblema: le volute laterali scolpite nel piperno, il timpano spezzato che corona il monumento, la cornice ottagonale che racchiude il busto del santo.
Uno degli scrittori che più ha parlato di Napoli nelle sue opere, Erri de Luca, cresciuto in città, ha definito San Gennaro come un santo “pratico di eruzioni, stratega difensivo” e “tellurico”, come lo è il suo popolo. L’orientamento del monumento, sul sagrato della chiesa, per cui San Gennaro è per l’appunto con il viso rivolto verso il Vesuvio, sembra sottolineare ed avvalorare l’interpretazione che De Luca dà alla devozione dei napoletani per il Santo.
Anche un aneddoto che ancora oggi si racconta a Porta Capuana relativo al monumento del Sanfelice contribuisce a delineare il quadro di un’idea popolare che vede nel proprio patrono un carattere passionale e spregiudicato, spiegando anche perché la statua sia priva della mano che nel passato era posta verso il Vesuvio, come a bloccarne le colate laviche. Si dice che un giorno, un giovane della zona, si fosse recato presso il monumento ed avesse iniziato a maledire il Santo con ingiurie e bestemmie, portandosi al di sotto della statua. In risposta a tale atteggiamento blasfemo, la mano oggi monca della statua si staccò e cadde sulla bocca del bestemmiatore, mettendolo a tacere. Il racconto quindi, evidenzia sia il carattere sanguigno e vendicativo del santo, che un altro fondamentale aspetto della credenza popolare: che la statua di San Gennaro ascolti e veda tutti quelli che si rechino presso di lui, e che soprattutto risponda!”