Leggere questo libro di Tolstoj mi ha fatto venire i brividi, perché la scoperta della malattia, lo sparpetuo del via vai da grandi medici per avere la diagnosi e poi una cura, i dolori, le illusioni, le facce dei parenti attorno e infine la morte, sono raccontate dal punto di vista di Ivan, il malato.
Mi sono resa conto di quanto siamo stati impreparati e di quanto non siamo stati in grado di capire cosa provasse la nostra Ilaria.
Ci vorrebbe una scuola per insegnare che un malato ha il diritto di non sentirsi dire frasi tipo: “c’è la puoi fare, devi reagire, non ti abbattere, devi mangiare” e altre stronzate simili. Come se dipendesse dal malato farcela, reagire, nutrirsi, e non invece dalla malattia, che una volta invaso il suo corpo tutto comanda, tutto decide, tutto risolve. Nel bene o nel male.
L’ho trovata una lettura illuminante, che si esaurisce in mezz’ora.
(se andate su internet ci sono versioni PDF da poter scaricare gratis)